Stagionalità e biodiversità

La vita delle piante nei frutteti e negli orti è scandita dal susseguirsi delle stagioni: ogni periodo dell’anno è tipico per particolari prodotti vegetali che in quella stagione presentano le migliori caratteristiche, anche dal punto di vista nutritivo. Una volta il legame dell’uomo con la natura era molto stretto e anche la scelta del cibo dipendeva da essa: arance d’inverno e pesche d’estate, non era possibile diversamente. Oggi non è più così: è ormai una abitudine acquistare in qualsiasi stagione dell’anno la maggior parte di frutta e verdura, salvo eccezioni come le angurie e le castagne.

Le ragioni di questa disponibilità sono diverse: dalla coltivazione in serra, alla facilità dei trasporti, che favorisce gli scambi commerciali con Paesi dalle condizioni climatiche diverse e quindi una produzione agricola “fuori stagione” per l’Italia. Anche le tecniche di conservazione e la scelta di particolari varietà di una stessa specie, che matura e quindi viene raccolta in mesi differenti (da qui le definizioni di “primizie” e “tardive”), contribuiscono alla maggiore reperibilità di molti prodotti. L’agricoltura può, inoltre, svolgere un ruolo importante per la difesa della biodiversità, cioè di tutte le forme nelle quali si differenziano animali e vegetali. Sono, infatti, migliaia ormai le specie del nostro pianeta, tra vegetali e animali, a rischio sopravvivenza. Questo è un problema ormai a livello mondiale, tanto che il 2010 è stato proclamato dall'ONU l'Anno Internazionale della Biodiversità, mentre Il decennio 2011-2020 è stato dichiarato Decennio della Biodiversità, nel quale tutti i Paesi sono chiamati ad azioni che arrestino la quotidiana perdita di diversità biologica. L’Italia comunque, con le sue 12.000 specie di flora delle quali il 13,5% di specie endemiche, "è il Paese Europeo, come afferma il WWF, più ricco di biodiversità, anche se molta di questa ricchezza si sta perdendo".